Quanti di noi, almeno una volta nella propria carriera scolastica, si sono sentiti dire che non avevano un buon metodo di studio? E quanti sono riusciti, con grosso sforzo, ad avere un’intuizione personale o, piuttosto, hanno potuto contare sul suggerimento di un amico, di un insegnante, di un fratello più grande. All’epoca forse non si parlava ancora di homework tutor ma oggi questa figura, altamente specializzata, sta ricoprendo un ruolo chiave come facilitatore dei processi di apprendimento, soprattutto per quei ragazzi che hanno un disturbo di apprendimento, un disturbo di attenzione, un ritardo cognitivo.
Cosa fa nella pratica? L’ABC dell’homework tutor
1. ANALISI, cioè entrare in sintonia con lo studente e approfondire la natura delle sue difficoltà di studio; ciò significa che non si limita a leggere una diagnosi (cosa peraltro non sempre facile e comunque non banale) ma si addentra nei processi psicologici, motivazionali, metacognitivi dello studente per ricavare informazioni su come lo studente apprende: in una parola riesce ad interpretare le personalissime modalità di apprendimento, lo stile cognitivo, i canali di apprendimento più utilizzati, le predisposizioni di ciascuno e, grazie a ciò, riesce a tradurre ogni attività didattica nella forma più consona e più fruibile dall’alunno.
2. BRIDGING, cioè costruire ponti, ovvero ancorare i nuovi apprendimenti con le esperienze personali dello studente: questo processo è fondamentale per creare un apprendimento significativo, legato al vissuto, emotivamente forte e quindi stimolante e motivante.
3. CONDIVISIONE, cioè creare una rete, trovare alleanze con la famiglia e con la scuola, facilitare la comunicazione e mediare tra le diverse parti affinché si creino relazioni positive. L’homework tutor lavora in stretto rapporto con gli insegnanti e la famiglia e, nella rete di risorse possibili, costituisce l’anello di congiunzione.
È un progetto ambizioso, il ruolo è di primo piano e non può confondersi con il semplice “dare ripetizioni”.
Per questo l’homework tutor deve avere conoscenze approfondite in ambito didattico, pedagogico, clinico, psicologico. Non deve essere necessariamente uno psicologo ma certamente deve avere alle spalle un curricolo di studi tale da consentirgli di spaziare abilmente tra i diversi ambiti. Inoltre, sempre più spesso viene chiamato a collaborare al progetto di riabilitazione svolgendo il ruolo di Tecnico dell’apprendimento, uno specialista che, attraverso l’uso di protocolli di potenziamento cognitivo, lavora in sinergia con lo psicologo, il neuropsichiatra, il logopedista o lo psicomotricista per rendere più efficace il percorso riabilitativo. Si apre così una nuova, interessantissima e ancora inesplorata nicchia di mercato che promette di offrire opportunità di lavoro per i giovani psicologi, gli educatori, gli insegnanti, i pedagogisti e molte altre professioni in campo educativo. |