Si tratta di vere e proprie malattie sociali che coinvolgono percentuali sempre crescenti di popolazione, con un’incidenza maggiore nelle donne (95-98% dei casi), ma con una sempre maggiore incidenza anche sugli uomini.
Si tratta purtroppo di patologie che possono mettere a repentaglio la vita stessa, passando per un percorso di intenso disagio in cui si è ossessionati dal cibo, si ha un’immagine distorta del corpo ed un comportamento alimentare abnorme.
Sebbene vi siano diversi tipi di disordini alimentari, che portano a diverse manifestazioni comportamentali, la tendenza piu’ attuale è quella di inquadrarli all’interno di un’unica categoria, che sottintende ad un significato che è proprio della cultura di matrice occidentale; questa categoria è quella della posizione anoressico-bulimica, disturbo che,insieme alle tossicodipendenze ed ai disturbi ansioso-depressivi, ha assunto nella nostra epoca un rilievo clinico e sociale sempre piu’ evidente.
Ogni tentativo di comprendere tali disturbi, si deve necessariamente collocare in una prospettiva culturale che ne evidenzi la particolare caratteristica di essere espressioni delle contraddizioni e dell’ansia di fondo che caratterizza il nostro particolare momento storico.
In particolare per i disturbi alimentari, gli studi epidemiologici evidenziano infatti come essi colpiscano individui prevalentemente bianchi o persone appartenenti a gruppi etnici diversi ma che condividono la cultura alimentare ed estetica dei bianchi.
L'esordio è in genere tra i 14 e i 18 anni, con una netta prevalenza nel sesso femminile anche se sono in forte aumento i casi maschili. La mortalità si assesta attorno al 3% dei casi.
Ma che cosa differenzia una personalità anoressica o bulimica da ogni altra persona piu’ o meno normalmente preoccupata della propria estetica e del proprio peso?
Ci sembra difficile, soprattutto per questi disturbi, cosi’ correlati alla nostra cultura edonistica e consumistica, cercare di tracciare un confine netto tra patologia conclamata e 'normalità'; ci sembra piu’ utile parlare di un continuum psicosociologico collocando le differenze su un livello primariamente quantitativo.
Spesso il comportamento anoressico-bulimico è multideterminato; vi si possono ritrovare sia il tentativo di raggiungere, attraverso il controllo del cibo e del proprio corpo,il senso della propria autonomia ed individualità altrimenti non raggiunti, sia il tentativo disperato di ottenere considerazione e conferma, sia l’attacco alle eccessive aspettative delle figure di riferimento.
In questo quadro la preoccupazione relativamente al peso ed al cibo è relativamente tarda e sintomatica di un piu’ fondamentale disturbo del Senso del Sé.
La problematica del controllo ed i comportamenti compulsivi che caratterizzano questi disturbi ne rendono difficile il trattamento terapeutico.Purtroppo le ricadute sono molto frequenti e spesso l’interpretazione delle motivazioni piu’ profonde non è sufficiente a modificare il comportamento sintomatico.
Molti orientamenti sottolineano la maggior efficacia di interventi all’interno di un setting gruppale, spesso contesto elettivo di programmi rivolti a problematiche impulsivo-compulsive e di dipendenza.
A nostro avviso l’ipotesi di un continuum tra normalità e patologia ci puo’ essere di aiuto, soprattutto in campo preventivo per l’identificazione dei soggetti a rischio, all’interno della complessità di un disturbo che coinvolge aspetti sia culturali che personali, con la conseguente necessità di un intervento che sia in grado di evidenziarne i segnali premonitori nella popolazione generale di una particolare fascia d’età.