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Martedì, 28 Novembre 2017 14:43

Lutto e perdita. Sopravvivere alla perdita e ricominciare a vivere In evidenza

Scritto da Antonietta Albano
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di Antonietta Albano

Il rapporto dell’uomo con la morte è sempre stato complesso. Il lutto, tuttavia, non riguarda solo la perdita di una persona cara, ma qualsiasi situazione che implichi perdita o distacco.

Sin dalla nascita la nostra vita è scandita da momenti di separazione eppure non si è mai preparati a vivere tale circostanza: gli addii, i distacchi e gli allontanamenti contengono in loro stessi una componente negativa ma anche positiva, la frattura ed il legame, la fine e l’inizio. Bisogna prendere atto del cambiamento ed integrarlo come parte della nostra esistenza per poter ritornare a vivere.

La capacità di tollerare la perdita si basa su un assunto generale: la sofferenza e il dolore esistono e fanno parte della normalità, pertanto non si deve avere fretta di eliminarli. È questo il punto di partenza per elaborare il lutto ossia raggiungere un benessere psicologico nonostante il dolore, le perdite e le sofferenze.

Elisabeth Kubler-Ross, considerata la più importante esperta degli studi sul lutto, teorizza cinque fasi attraverso le quali passerebbe un individuo a seguito della perdita di una persona cara – o dell’annuncio di un’imminente perdita:

  1. Negazione/Rifiuto(in principio si nega il lutto come naturale meccanismo di difesa);
  2. Rabbia(quando si realizza la perdita, subentra un enorme carico di dolore che provoca una grande rabbia alle volte rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta);
  3. Negoziazione(si tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto);
  4. Depressione(ci si arrende alla situazione razionalmente ed emotivamente);
  5. Accettazione(si accetta l’accaduto, riappacificandosi con esso, spesso sperimentando fasi di depressione e rabbia di natura moderata, volte a riconciliarsi definitivamente con la realtà).

Queste sono fasi e non stadi, poiché non si assiste rigorosamente a una sequenzialità, ma esse possono presentarsi con differenti tempistiche, alternanze, intensità.

Le normali reazioni al lutto possono riguardare sentimenti, sensazioni fisiche, cognizioni (incredulità, confusione, preoccupazione, senso di presenza, allucinazioni uditive e visive), comportamenti che intaccano la qualità della vita quotidiana (disturbi del sonno o dell’appetito, distrazione, isolamento sociale, sogni del defunto, evitare i ricordi).

In linea generale l’essere umano ha la capacità di accettare e superare la morte di una persona cara: di solito siamo capaci di entrare in uno stato di accettazione entro circa 18-24 mesi.

Il lutto può diventare patologico quando è presente una difficoltà ad accettare la sua ineluttabilità: le persone che riescono ad affrontare il distacco in modo efficace sono quelle che, anche se in modi diversi, passano attraverso le fasi sopra descritte. Chi vive lutti complicati ha saltato una o più fasi o è rimasto incastrato per troppo tempo in una di esse. In questi casi, potrebbe generarsi una delle tante forme possibili di lutto patologico(o lutto complicato).

Come aiutare qualcuno che ha subito un lutto? Evitiamo di fornire parole di consolazione poco efficaci perché possono ferire molto e restare impresse a lungo nella mente di chi le riceve. Se non si sa cosa dire meglio tacere: una persona silenziosa ma vicina può produrre comunque un effetto benefico. Piuttosto che parlare per frasi fatte è meglio ammettere semplicemente il nostro sgomento e incapacità di dire qualcosa, pur riconoscendo il dolore che l’accadimento causa in noi e la vicinanza emotiva al sofferente.

È importante non lasciare sole le persone dopo il trauma, evitando di farsi vedere solo al funerale e nascondendosi nella fase successiva, quando emerge il bisogno di sentire la vicinanza e il supporto dei propri cari.

Quando le risorse personali e il supporto dei cari non basta, è bene chiedere un aiuto esterno che possa stimolare il sofferente a intraprendere o proseguire al meglio il distacco.

Un intervento di gruppo, ad esempio, può rappresentare un’enorme risorsa e potenzialità di sostegno. Ognuno di noi ha provato che far parte di un gruppo che permetta di condividere problemi, farsi sentire accettato e sostenuto e di conseguenza sentirsi rispecchiato in esso, sia di grande supporto per attraversare i momenti cruciali della vita (come può essere l’affrontare un lutto). La cosa più importante che si sperimenta in un gruppo terapeutico è la sensazione di “non essere più soli”. Le emozioni ritenute negative (rabbia, tristezza, paura) sono comuni a tutti i membri del gruppo, e in un ambiente di questo tipo si può parlare di esse senza sentirsi giudicati.

Il gruppo si trasforma, quindi, nel luogo sicuro dove si possono accettare ed affrontare le angosce e i pensieri più dolorosi, diventa quel posto dove è possibile iniziare a prendere in considerazione nuove strategie, nuovi pensieri e nuovi punti di vista che favoriscano l’accesso all’accettazione.

In questo modo, inoltre, si contrasta la tendenza, di chi subisce un lutto, ad isolarsi, stimolando la cura di sé e creando uno spazio di diritto al dolore.

Quando chi subisce la perdita sarà in grado di riorganizzare la propria esistenza tenendo conto dell’assenza della persona amata, avrà raggiunto la fase di risoluzione della perdita.

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Letto 11517 volte Aggiornato: Martedì, 28 Novembre 2017 15:37
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