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Pubblicato in L'amore sano e l'amore malato

Femminicidio: quando l'incontro chiarificatore diventa fatale. Regolarità comportamentali nell'escalation violenta e regole utili per evitarla In evidenza

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07 Feb 17

di Simona Morganti

Tra una settimana sarà San Valentino, la festa degli innamorati. Troppo spesso però le relazioni amorose diventano una trappola mortale.

L’ultimo caso in ordine temporale di Femminicidio avviene a Parma circa una settimana fa: Arianna Rivara ha trovato la morte dopo aver accettato un incontro nell’appartamento dell’ex compagno, che le aveva comprato un anello nella speranza di riallacciare il rapporto interrotto lo scorso luglio. Ha trovato la morte per quel "no", per il rifiuto di tornare a vivere con lui.

Anche Sara di Pietrantonio e altre donne sono state uccise in occasione dell’ultimo incontro.

La dinamica del Femminicidio (che il termine ci convinca o no si usa quando in un crimine il genere femminile della vittima è una causa essenziale, movente, del crimine stesso, nella maggior parte dei casi perpetuato all’interno di legami familiari) segue dunque un copione? Molte volte sì:

Lui non accetta la separazione, spesso tormenta la sua ex che ancor più spesso accetta quell’ultimo incontro per spiegare le ragioni della chiusura, nella speranza che lui capisca e accetti, e che il tormento finisca. Ma un uomo che ha un problema nel gestire l’abbandono non può accettare che una donna gli dica no; per quest’uomo, quando la sua ex accetta di incontrarlo, vuol dire che ha ceduto, che tornerà sui suoi passi.

Quando invece lei va all’incontro chiarificatore per rinnovare quel no, nella testa dell’uomo che perseguita è l’ennesima provocazione, intollerabile, e va punita.

E allora, visto che ormai possiamo tracciare alcune regolarità di comportamento nella dinamica della fine di una relazione, vediamo quali consigli possono salvare la vita della donna in pericolo.

Per le donne

  • Denunciate, perché solo così si interrompe l’escalation di violenza. La progressione di violenze e persecuzioni provengono quasi sempre da una persona alla quale siamo legate da un legame affettivo, crimini relazionali li abbiamo definiti. Tendiamo a sottovalutare il pericolo, non pensiamo che quella persona possa davvero fare del male a noi e ai nostri figli. Invece accade e solo con la denuncia si comincia a mettere un confine tra sé e l’ex che in quel momento è diventato un nemico. E’ un passaggio interno molto doloroso ma necessario per non soccombere.
  • Evitate “l’ultimo incontro chiarificatore”, per i motivi suddetti.

 

Per gli operatori dei servizi, psicologi, assistenti sociali, operatori primo soccorso:

  • oltre al sostegno psicologico ci sono molti strumenti normativi per convincere la donna a superare le sue titubanze. C’è, oltre alla denuncia, la possibilità di chiedere un ammonimento al Questore per stalking. Francesca Romana Capaldo, vice questore aggiunto della Polizia di Stato presso il Sco (Servizio centrale operativo) della Direzione centrale anti crimine: «La violenza è un fenomeno trasversale e riguarda tutte le classi sociali e a qualunque livello culturale. In alcuni casi, nella nostra esperienza, l’ammonimento ha avuto effetti positivi perché alcuni soggetti, come i corteggiatori insistenti, non avevano compreso la gravità e il valore giuridico delle loro azioni». 

 

Per gli amici e familiari della donna in pericolo:

  • l’articolo 3 della legge 119/2013  prevede per chiunque sia a conoscenza di maltrattamenti e percosse all’interno di un nucleo familiare la possibilità di chiedere l’ammonimento per violenza domestica.
  • La stessa legge ha inoltre previsto la possibilità di effettuare un arresto obbligatorio in flagranza per maltrattamenti o per stalking. E c’è anche l’allontanamento urgente dalla casa familiare in flagranza di reato.

Le conoscenze sui fenomeni aumentano e con esse gli strumenti di contrasto, utilizziamoli al meglio fin dalla fase preventiva. 

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Letto 6004 volte Aggiornato: Mercoledì, 08 Febbraio 2017 08:26

Blog a cura di:

Simona Morganti
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